Cos’è un’agorà? Dal vocabolario possiamo leggere che è la piazza centrale della polis greca, dove si svolgeva la vita politica e commerciale della città. Nel contesto di oggi, del nostro territorio e delle nostre parrocchie assume un significato leggermente diverso: si intende parlare di luoghi in cui i giovani potranno dare concretezza al loro protagonismo responsabile e creativo, nella dinamica generativa del Vangelo.
Chi potrà partecipare? Ne faranno parte anzitutto i giovani stessi, ma con loro anche figure di adulti, uomini e donne, consacrati e laici, in grado di sostenere il compito educativo di accompagnamento di cui sopra si è parlato. Non mancherà, possibilmente, al loro interno la figura del sacerdote. Le Agorà potranno far riferimento ad una Zona Pastorale, ma anche ad un territorio più ampio, con grande flessibilità.
Qual è lo scopo di costituire un’Agorà?
La finalità è duplice e duplice sarà la linea della loro azione: in primo luogo, coltivare la formazione spirituale dei giovani che ne fanno parte. A loro, infatti, viene offerta l’occasione per un’esperienza condivisa di comunione evangelica e di discernimento nello stile della fraternità cristiana. In secondo luogo, compiere una lettura attenta della condizione giovanile sul territorio, in una prospettiva di fede, al fine di elaborare progetti e di promuovere iniziative a favore dei giovani.
Perché si parla di Agorà? Per rispondere a questo punto dobbiamo tornare indietro di qualche anno. Nell’ottobre 2018 si è tenuto il Sinodo sui giovani, un evento fortemente voluto da Papa Francesco che, insieme a 267 vescovi (i padri sinodali), ha espresso il desiderio di rimanere in ascolto delle voci e delle esperienze di vita di tanti giovani che hanno portato entusiasmo, sogni, amarezze.
«Vorrei dire ai giovani, a nome di tutti noi adulti: scusateci se spesso non vi abbiamo dato ascolto; se, anziché aprirvi il cuore, vi abbiamo riempito le orecchie. […] Quante volte abbiamo portato noi stessi, le nostre “ricette”, le nostre “etichette” nella Chiesa! Quante volte, anziché fare nostre le parole del Signore, abbiamo spacciato per parola sua le nostre idee! Quante volte la gente sente più il peso delle nostre istituzioni che la presenza amica di Gesù! […] Le nostre debolezze non vi scoraggino, le fragilità e i peccati non siano ostacolo alla vostra fiducia».
Con queste parole, il Papa si è rivolto ai giovani nella messa di chiusura quasi come se fosse un mea culpa reiterato a nome della Chiesa. Papa Francesco il 25 marzo 2019 a Loreto ha firmato l’esortazione apostolica che ha concluso il Sinodo dei Giovani. Si chiama Christus vivit (Cristo vive). L’appello alle nuove generazioni è il seguente: «Fatevi compagni di strada dei più fragili, dei poveri, dei feriti dalla vita. Siate il presente, siate il futuro più luminoso».
«Ascoltare, farsi prossimi, testimoniare», i tre imperativi consegnati dal Papa ai padri sinodali, ai giovani e alle migliaia di persone presenti nella basilica di San Pietro. Perché «la fede passa per la vita. È una questione di incontro, non di teoria». Da qui la necessità di trasformare in concreto le linee guida, declinandole sul territorio.
Il vescovo Pierantonio ha accolto a pieno questo invito e ha deciso di partire con questa
esperienza nella nostra diocesi. Purtroppo, complice la pandemia, è stato tutto posticipato. Tra le varie possibilità che si sono rilevate, si è deciso di abbracciare, appunto, quella delle agorà.
Martedì 18 aprile siamo stati all’oratorio della Volta a Brescia per la prima assemblea di Pastorale Giovanile Vocazionale con lo scopo di parlarne in modo concreto. Da questo incontro sono risultate tre linee d’azione fondamentali per realizzare delle Pastorali Giovanili “locali”, raccolte in tre verbi: accostarsi, accompagnare e discernere.
Accostarsi: perché sarà necessario mettersi in ascolto delle esigenze dei giovani e non giudicarle. Sarà importante esserci nei momenti cruciali delle esperienze di vita, negli ambienti della Chiesa, ma anche “in uscita”. Si dovrà chiedere ai giovani che stanno compiendo un cammino di fede di accostarsi ad altri giovani e di aiutare l’intera comunità a farlo insieme a loro, senza che gli adulti vengano meno al loro compito educativo e in un processo di accompagnamento.
Accompagnare: perché è necessario promuovere ed esaltare l’energia giovanile, favorire l’esercizio di libertà responsabile e dare spazio al giusto protagonismo giovanile. La difficoltà sarà quella di riconoscere le direzioni di ogni ragazzo e proporre quindi accompagnamenti personalizzati, anche a livello spirituale.
Discernere: perché è importante che un giovane capisca l’importanza dell’educazione, del contributo che può dare con amore e spirito di servizio alla crescita delle giovani generazioni.
Il discernimento spirituale si può identificare attraverso alcune domande come «io conosco me stesso?», «come posso servire meglio ed essere utile al mondo e alla Chiesa?», «per chi sono io?» A seguito dell’incontro, ci siamo suddivisi in piccoli gruppi zonali in cui abbiamo evidenziato lo stato attuale dei nostri oratori e quello che vorremmo nel futuro. Le risposte delle varie parrocchie sono state tutte sulla stessa lunghezza d’onda e abbiamo visto come tutti abbiamo le stesse problematiche: la necessità di
proporre in modo diverso il Vangelo (si veda la riforma dell’ICFR), l’assenza delle famiglie all’interno dell’oratorio e di conseguenza di molti giovani e, in molti casi, la mancanza di proposte di esperienze ai giovani che permettano, riprendendo le parole del Papa, di ascoltare, farsi prossimi e testimoniare. L’incontro è stato di per sé molto costruttivo anche se molto teorico. Il prossimo passo sarà quello di cominciare a valutare la costruzione di questa Agorà. Non esiste la pretesa che ci siano rappresentanti di tutte le parrocchie vicine: l’importante è che si parta con fiducia con chi offre la propria disponibilità. La speranza è che gli incontri zonali propedeutici alla Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona 2023 possano essere un primo passo per creare le sinergie necessarie perché i giovani di oggi impostino il proprio presente e futuro a propria misura.
Marco
(dal Bollettino Parrocchiale di Giugno 2023)