1° tappa della rivisitazione dell’ICFR

Nei mesi di maggio e giugno 2022 la nostra Diocesi ha vissuto la fase dell’Ascolto attraverso i Tavoli ICFR.

Sono pervenuti i Verbali relativi a 29 delle 32 zone della nostra Diocesi, con 56 Tavoli completati (50 con doppio incontro). Sono stati ascoltati, come si può vedere chiaramente nello schema sottostante: 84 sacerdoti, 6 diaconi permanenti, 20 religiosi, 227 catechisti, 162 genitori di ragazzi che hanno frequentato l’ICFR,123 giovani che hanno concluso il cammino, 56 educatori di Azione Cattolica, 27 educatori Agesci.

L’esito dell’ascolto viene proposto in tre capitoli, che offrono uno sguardo dalla prospettiva dei soggetti impegnati ed evidenziano quanto emerge relativamente al percorso di Iniziazione Cristiana dei bambini, quanto rispetto a quello con i genitori e quanto infine riguardo alla comunità cristiana che lo accompagna, a partire dai presbiteri e dai catechisti.

Primo capitolo: Annuncio del Vangelo ai ragazzi
Sebbene sia giusto premettere che è difficile, a posteriori, riconoscere cosa ci ha lasciato un’esperienza formativa vissuta da bambini, il percorso non sembra avere grande incidenza sulla conoscenza e comprensione dei contenuti di fede. Del Cammino di ICFR rimangono soprattutto alcune preghiere della fede, alcuni gesti e il primo approccio con la vita di Gesù. Bisogna considerare che attualmente i bambini hanno conoscenze e vissuti di partenza molto diversificati e la maggioranza dei bambini arriva ai primi incontri assolutamente a digiuno delle basi religiose.
Alla maggior parte dei catechisti i contenuti appaiono adeguati, anche se non pochi sottolineano che il “programma proposto” sembra troppo ampio. Tra le caratteristiche necessarie per “parlare di Dio” ai ragazzi vengono menzionate: la capacità di generare stupore e suscitare emozioni, la passione/motivazione del catechista, la gioia, la sensibilità per la bellezza, la capacità di integrare con delicatezza fede e vita. Il desiderato abbandono del modello scolastico nella prassi dell’Iniziazione Cristiana si è realizzato molto parzialmente: il percorso si sviluppa per classi, le modalità dell’incontro tendono ad assomigliare alla lezione e anche i tempi della catechesi sono modellati sul calendario scolastico (da ottobre a maggio).

L’esperienza dell’oratorio come luogo dove – al termine del percorso – continuare a vivere occasioni di vita cristiana, è una possibilità molto importante a cui il cammino di ICFR aiuta ad arrivare. Infatti molti dei giovani ascoltati restituiscono la consapevolezza che il cammino svolto (segni, sacramenti, tappe, insegnamenti) viene compreso dopo, attraverso la partecipazione da adolescenti e giovani alla vita ecclesiale e soprattutto, attraverso le esperienze più significative vissute da protagonisti in oratorio. Per molti rimane la consapevolezza che «La scelta di continuare il percorso dopo i sacramenti non è riconducibile all’ICFR, ma al contesto familiare e sociale».

Secondo capitolo: l’Annuncio del Vangelo con i Genitori
Le famiglie che partecipano al cammino hanno percorsi di vita e di fede molto diversificati, c’è «difficoltà nel coinvolgimento e nella comunicazione ai genitori, spesso ormai analfabeti religiosi». In alcuni catechisti e presbiteri emerge la percezione che ci sia una “reciproca incomprensione” rispetto alle attese dei genitori e quelle dei catechisti: i primi attendono una sintetica preparazione ai sacramenti, mentre i catechisti sentono più la necessità di attivare dei percorsi con i ragazzi per aprirli al messaggio di Gesù. Tale incomprensione si estende al tema dell’obbligatorietà o meno della partecipazione agli incontri. Compare però anche la segnalazione non sporadica di come gli incontri per i genitori abbiano costituito un’occasione per la riscoperta della fede, per l’inserimento in Parrocchia. Alcuni presbiteri e catechisti riconoscono che i cammini di formazione per i genitori hanno – senza volerlo – prosciugato le altre esperienze formative per gli adulti. Tuttavia hanno attivato relazioni che altrimenti sarebbe stato difficile intessere.

Terzo capitolo: Il cammino dell’ICFR e il resto delle Parrocchia

Celebrazione dei sacramenti di Cresima e Eucaristia

Il cammino di ICFR chiede un continuo rimando alla comunità cristiana, proprio per questo molte problematiche relative alla comunità vengono evidenziate: spesso il rapporto tra la parrocchia e il percorso della catechesi pressoché nullo. Appare chiaro come il cammino di ICFR per i genitori e per i bambini sia immaginato come un progressivo inserimento nella comunità cristiana, anche se questa consapevolezza è raramente ben compresa e attuata. Così la partecipazione alla S. Messa domenicale da parte dei bambini e delle famiglie è generalmente sporadica; dai Tavoli di ascolto, anzi, emerge una partecipazione minore alla S. Messa rispetto che agli incontri di catechesi. Emergono molte opinioni rispetto a come vivere meglio la Messa domenicale e si possono sintetizzare in due posizioni. La prima che intende rendere la messa a “misura di bambini”, dando la priorità alla loro partecipazione, dando rilievo alle messe di gruppo o idee simili. La seconda posizione invece intende chiedersi se ha senso una partecipazione obbligata alla messa da parte di chi tale obbligo non lo ha e nel momento in cui lo ha non viene più. La tensione tra le due posizioni resta ancora aperta. Da più parti si suggerisce di rivedere tempi e modi della S. Messa. Alcuni catechisti segnalano come i sacramenti (di Cresima e Comunione) appaiano a volte solo come «formali riti di passaggio», e siano «vissuti come un obbligo sociale e non come adesione libera alla sequela». La maggior parte degli ascoltati preferiva la collocazione dei sacramenti precedente (prima Comunione in terza elementare, Cresima in seconda o terza media). A sostegno di questa tesi la necessità di tempi di preparazione diversi per il Sacramento della Prima Comunione e per quello della Cresima, l’idea che la Cresima sia vista per molti come un sacramento che conclude un percorso. In conclusione si sono evidenziati dei nodi da considerare con attenzione perché da essi si possa rivisitare al meglio la proposta. Su questi cinque nodi si stanno sviluppando una serie di incontri tra catechisti e sacerdoti e altri “addetti ai lavori” nel desiderio di formulare un parere sintetico da presentare al Vescovo, dopo il suo rientro in Diocesi e agli organi diocesani competenti e definire così le linee della nuova proposta.

Il primo nodo riguarda la domanda fondamentale del percorso di ICFR: Come introdurre oggi alla vita cristiana i ragazzi (e le loro famiglie)?

È emersa in molti tavoli una grande distanza tra le aspettative di molti genitori (che esplicitamente dicono che «l’istruzione religiosa deve venire dalla chiesa» e che “si fidano” di questa istituzione) e quelle dei catechisti e dei presbiteri (a cui i genitori affidano i loro bambini) che lamentano la non conoscenza degli elementi più “basici” della vita religiosa. Questa distanza rende molto difficile comprendersi ed iniziare senza fraintendimenti il percorso. Le provenienze, le attese e le competenze differenti rendono complesso offrire una proposta che possa interessare e appassionare tutti. Il ruolo di accompagnamento nella fede dei propri figli non è realizzabile – per come è immaginato nel modello oggi proposto – da molti dei genitori coinvolti nel cammino. Anche la partecipazione alla S. Messa e al percorso, per molti, è vista come un’imposizione. Al contempo le nostre comunità cristiane non possono “trascurare” i bambini delle famiglie che mostrano, anche esilmente, il desiderio di introdurli alla vita cristiana.

Il secondo deriva in parte dal precedente e riguarda la flessibilità e sostenibilità nel tempo del modello di ICFR.

Nei “Tavoli di ascolto” sono emerse alcune serie difficoltà legate alla sostenibilità del percorso oggi proposto, in particolare: la difficoltà nel trovare catechisti appassionati, formati e disponibili per l’intero percorso; il gravare in molti casi interamente “sulle spalle del presbitero” del percorso per i genitori. Si riconosce anche la difficoltà per le famiglie di una frequenza costante; al tempo stesso molti catechisti ritengono che il cammino avrebbe avuto bisogno di più tempo o di occasioni più adatte per risultare efficace e allo stesso tempo loro stessi ritengono necessario approfondire la propria formazione perché spesso si trovano a fare i catechisti senza troppa consapevolezza.

Il terzo nodo della riflessione riguarda il come superare i limiti del “modello scolastico” in un percorso di iniziazione?

Il più volte “enunciato” e desiderato abbandono del modello scolastico nella prassi dell’Iniziazione Cristiana delle nostre comunità si è realizzato molto parzialmente: il percorso si sviluppa per classi, le modalità dell’incontro tendono ad assomigliare a delle lezioni (incontri di tipo nozionistico, uso di schede, letture, disegni, durata di un’ora…), anche i tempi della catechesi sono modellati sul calendario scolastico (da ottobre a maggio). Da un punto di vista contenutistico, per altro, parte del percorso di IRC nella scuola primaria corrisponde al percorso di IC.

Il quarto nodo della riflessione riporta all’origine di questo percorso: quanto è stato compreso questo percorso come cammino catecumenale?

In tal senso è evidente la difficoltà in tanti sia genitori sia sacerdoti e catechisti a comprendere questo cammino come il frutto di una scelta di fede da parte della famiglia, semplicemente è stata una evoluzione del precedente cammino catechistico. Questo elimina la prospettiva dell’evangelizzazione che precede la catechesi e quindi riporta ad una situazione di “formazione di massa” con scarsi risultati, sia in quelle famiglie che desidererebbero per i propri figli un percorso di maturazione nella fede significativo, sia per quelle famiglie che vedono la fede come altro rispetto alla vita e che hanno come obbiettivo il mero ottenimento dei sacramenti, che di per sé sono una grazia gratuita e non costretta nei ranghi di un percorso di rigida formazione. Ovviamente da tale aspetto deriva anche la fatica nella partecipazione alla vita della parrocchia e all’Eucaristia domenicale.

Alcuni dei nostri ragazzi dell’ICFR

Il quinto nodo volge lo sguardo al futuro: come inserire il percorso ICFR in una visione nuova di Chiesa? Nella Chiesa del futuro, nella Chiesa delle Unità Pastorali a guida sempre più laicale e sempre meno centrata sui sacerdoti?

Rivedere il percorso dell’ICFR in questo tempo sinodale porta a farsi per forza questa domanda: dove andiamo come Chiesa? E perciò come annunceremo il Vangelo? Come formeremo alla vita cristiana?
Come si nota i cinque nodi evidenziati sono interrogativi aperti… perché non provare come laici della parrocchia di Borgo San Giacomo o Acqualunga a dare una propria opinione? È possibile comunicare le proprie considerazioni parlandone con don Fausto oppure mandando una mail a donmussi80@gmail.com.

Tratto dalla “Sintesi diocesana dei tavoli ICFR”
La redazione del Bollettino (dal Bollettino Parrocchiale di Dicembre 2022)

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